Art Cologne 2025

Sophia Al-Maria and Lydia Ourahmane, Emanuele Marcuccio

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Ad Art Cologne 2025, zaza' presenta un progetto collaborativo di Lydia Ourahmane e Sophia Al-Maria, insieme a una nuova serie di opere di Emanuele Marcuccio. Grey Unpleasant Land di Al-Maria e Ourahmane viene qui reinterpretato come traduzione spaziale della loro mostra del 2023 allo Spike Island di Bristol. Estendendo il loro sistema scultoreo alle dimensioni dello stand fieristico, le artiste trattano la sua architettura - divisori, illuminazione, circolazione - sia come forma che come ideologia. Se il progetto originale tracciava i residui psichici della britannicità, questa iterazione espone i residui infrastrutturali della fiera d'arte stessa: un apparato in cui coincidono l'economia del valore e lo sguardo. Il sistema funziona come uno strumento diagnostico, articolando un passaggio dai residui dell'impero ai protocolli dell'esposizione, dove l'affetto diventa infrastruttura e la critica diventa forma. Abitando piuttosto che illustrando i meccanismi di scambio, Al-Maria e Ourahmane trasformano lo stand in una critica dal vivo della visibilità, della provenienza e del capitale culturale. La nuova serie di Emanuele Marcuccio si sviluppa da una negoziazione tra paternità, produzione e biografia. Lavorando con pannelli metallici verniciati a polvere e geometrie rivettate fabbricate nella regione Veneto – un'area economicamente intrecciata con il più ampio corridoio industriale del Reno – Marcuccio trasforma il linguaggio anonimo della fabbricazione in un mezzo di ironia e autoriflessione. Il suo vocabolario minimalista, al tempo stesso distaccato e vulnerabile, riconsidera l'eroismo di genere del minimalismo storico: la muscolosa “santità da cowboy” degli anni '60 riconfigurata attraverso un deliberato anti-virtuosismo. Le opere di Marcuccio oscillano tra omaggio e sovversione. Egli ripropone spesso i gesti di altri artisti, fondendo sincerità e parodia, mentre permette alla figurazione di apparire solo come una corrente sotterranea esitante all'interno dell'astrazione. Attraverso questa ironia contenuta, la sua pratica espone l'intersezione tra classe, lavoro e identità, trasformando la superficie stessa in un luogo di critica.

ENG

At Art Cologne 2025, zaza’ presents a collaborative project by Lydia Ourahmane and Sophia Al-Maria, alongside a new series of works by Emanuele Marcuccio. Al-Maria and Ourahmane’s ‘Grey Unpleasant Land’ is reimagined here as a spatial translation of their 2023 exhibition at Spike Island, Bristol. Extending their sculptural system to the scale of the fair booth, the artists treat its architecture — partitions, lighting, circulation — as both form and ideology. If the original project traced the psychic residue of Britishness, this iteration exposes the infrastructural residue of the art fair itself: an apparatus in which economies of value and gaze coincide. The system operates as a diagnostic tool, articulating a passage from the residues of empire to the protocols of display, where affect becomes infrastructure and critique becomes form. By inhabiting rather than illustrating the mechanisms of exchange, Al-Maria and Ourahmane turn the booth into a live critique of visibility, provenance, and cultural capital. Emanuele Marcuccio’s new series unfolds from a negotiation between authorship, production, and biography. Working with powder-coated metal panels and riveted geometries fabricated in the Veneto region — an area economically intertwined with the greater Rhine industrial corridor — Marcuccio transforms the anonymous language of fabrication into a medium of irony and self-reflection. His minimalist vocabulary, at once detached and vulnerable, reconsiders the gendered heroics of historical minimalism: the muscular “cowboy sanctity” of the 1960s reconfigured through a deliberate anti-virtuosity. Marcuccio’s works hover between homage and subversion. He frequently replays the gestures of other artists, fusing sincerity and parody, while allowing figuration to appear only as a hesitant undercurrent within abstraction. Through this restrained irony, his practice exposes the intersection of class, labour, and identity — turning the surface itself into a site of critique.

Photo credits Agnese Bedini, Oskar Lee